Compendio libro di Althusser: L'avvenire dura a lungo

a cura di Alessandro Nenna

 

Il libro è ricchissimo di contenuti, culturali, filosofici sociale (marxismo) e clinici, in questo caso analizzerò solo quelli clinici anche se cercherò di far riferimento in maniera sincronica e diacronica a tutti. Il caso clinico specifico appartiene al protagonista Althusser, sofferente di una grave  depressione melanconica alternata da momenti di maniacalità. Solo due episodi però risultano estremamente gravi, i quali si sono aggiunti per oltre 30 anni ad una forma nevrotica meno grave, comparsa per godere del vantaggio secondario della malattia quella della paura dell’abbandono 

Figlio di una madre sempre invasa dal senso di insoddisfazione incentrato sull'episodio della perdita di un suo grande amore, un uomo che non aveva mai potuto sposare perché morto a causa di un incidente aereo. Per riparare al tragico destino aveva sposato il fratello con il quale ebbe anche un figlio che, guarda caso si chiamò Louis, il nome del compianto fidanzato morto, infatti  la sensazione di aver preso il posto del morto, ad Althusser l'ha seguita perennemente. Il padre di A. era un banchiere molto furbo, scaltro, sfacciatamente opportunista, riuscì  a raggiungere il livello di direttore dopo che era stato assunto la  semplice mansione di facchino. Parlava con i figli solo per descrivere le sue capacità dell'agire pratico, commentava di come era importante farsi strada nella vita e nel lavoro. Non si mostrava mai affettuoso ed era sempre freddo e distaccato. La madre oltre ad invaderlo del suo vuoto emotivo lo devastava anche delle sue fobie per lo sporco, per le malattie infettive e del pericolo di ogni genere. In definitiva A. era chiuso in una morsa asfissiante di dipendenza ed assoggettamento della madre senza avere nessuna possibilità di soggettivazione. Ricorda quando una volta la madre scorse tra le lenzuola la traccia di eiaculazione, e bandendo l’accaduto apertamente, egli si senti come se fosse avvenuta la sua castrazione. Fino a 29 anni si sentiva rinchiuso nella sensazione di doversi sentire puro per il volere della madre che appunto rispecchiava la metafore della fobia per lo sporco.

Risultava sorprendente come A. potesse imparare subito le lingue straniere. Abitava ad Algeri, terra occupata da molte etnie e lui non solo imparava rapidamente ma riusciva anche ad afferrare l’esatto accento e pronuncia, al punto che la parlava come se fosse stata la sua madrelingua. Più tardi si accorse di avere una disposizione all'imitazione che usava per sedurre l’altro. Sapeva muovere ogni muscolo del suo corpo in maniera singola, perfino muovere le orecchie. Osservando le foto di persone riusciva ad impersonare ed imparare le giuste movenze per praticare sport con successo come il tennis. Riusciva anche ad identificarsi nei suoi amici riuscendo ad imitare il modo di parlare e di comportarsi: rimandando la stessa immagine dell’imitato. Nell’identificazione, poteva identificarsi anche lui, rimandando l’immagine di sua madre con quello dello zio defunto. Altro aspetto di A. era la fantasia immaginativa che adottava nei confronti delle figure maschili più autorevoli. Lo scopo di ciò era giungere a diventare il padre del padre poiché era il modo per darsi un padre immaginario, visto che nella realtà era assente , era lui a comportarsi da padre. La lunga serie di identificazioni  nel corso della sua adolescenza erano tutte accomunate dalla stessa motivazioni, l'artifizio serviva a sopperire al senso di inesistenza, sentendosi non in grado di avere rapporti affettivi era costretto, per sopravvivere, a farsi amare, la logica era quindi, la ricerca d'amore tramite l'impostura.  Abile seduttore e manipolatore tramite la padronanza dei muscoli. Tutto questo lavoro era stato fatto anche sui suoi genitori diventando il padre della madre. imitando il loro personaggio e i loro atteggiamenti, al punto tale che stesso loro, identificandosi con A., proiettavano i vissuti della loro infanzia

Nel racconto si descrive anche l'argomento che tratta la questione del comportamento della coazione di accumulo di riserve (cibo in prigionia, denaro e donne), un aspetto ereditato dalle fobie di sua madre, generato per la paura di rimanere senza il bene necessario.

La prima volta che A. ha avuto la sensazione di sentirsi uomo libero e adulto è stata durante la terribile prigionia, quando vedeva i suoi compagni destreggiare in quella circostanza sfavorevole di sopravvivenza, allo stesso tempo stando all'interno del campo di prigionia si sentiva in una condizione di protezione tale che non sarebbe più voluto tornare a casa.

Dopo gli anni della prigionia conosce Helen, una donna Polacca sopravvissuta alla prigionia del campo di concentramento. Con lei ha il primo rapporto sessuale a 32 anni, dopo questo episodio A. ha la sua prima grande depressione. La prima diagnosi fatta dallo psichiatra Pierre Malè era  "demenza prexox". Fu ricoverato nell'ospedale psichiatrico Eschirol, poi in secondo momento fu visitato dal Dott. Julian Ajuriaguerra  che rettificò la diagnosi: una grave forma di melanconia da curare con l’elettroscoch. Nel descrivere questo periodo, A. pone l'accento anche sulla drammatica condizione di trascuratezza nella cura dei malati psichiatrici gravi ospedalizzati. In particolare lo si evidenzia quando descrive un'episodio, precisamente quando si infila a causa della condizione delirante, una mollica di pane nell'orecchio. Dopo un periodo di sofferenza per l'infezione, un medico durante una visita, si accorge per caso dell'intrusione, e con molta facilità la tira fuori. E' stato incredibile come in un attimo sia scomparso un dolore acutissimo che lo torturava da settimane.

Era affascinato  dalla cultura Helen, una donna  dotata di grande lucidità di pensiero e di coraggio, oltre anche al fatto che era più grande di lui. A quell'epoca era difficile trovare queste caratteristiche in una donna, queste doti pratiche di solito erano pertinenti agli uomini, e forse A. l'aveva scelta per compensare la figura mancante del padre. Forse dietro l’amore di Helen c’era una ricerca di sapere, "sapere cosa è un uomo".

Da Helen in poi c’è stata anche l'avvio ad un'altra ricerca, la ricerca frenetica delle donne. Solo in seguito capì  che dietro il rincorrere compulsivo delle donne e la forte eccitazione sessuale vi era la maniacalità.

Terminato il periodo della  patologia, inizia un periodo di "egosintonia", Si sentiva giovane e la presenza confortante di Helen serviva perché gli facesse da madre e da padre. Si sentiva nel mondo "reale" come quando era in prigionia  ed attraverso il desiderio espresso da Helen lui si sentiva anche nel ruolo dell’uomo virile.   

Nel suo racconto A. descrive anche la questione dell’amore: amare nell’integrità di se e non per il piacere di eccessivo narcisistico. Amare senza pretendere restituzione, libero da scambi utilitaristici, libero dell’essere non intaccati del proprio corpo senza essere castrati.

Oltre ad Helen A. va anche alla ricerca spasmodica di altre donne, aveva il desiderio che oltre ad una donna padre madre, potesse avere anche una donna desiderabile. 

Luis comunque si ammalava periodicamente di depressioni anche se in forma più lieve, di tipo nevrotico. Questa stato patologico era sotteso a raggiungere anche lo scopo di essere  accudito  all'interno dell’ospedale una volta ricoverato, cosi come gli viene riferito dal suo analista che lo classifica con la definizione "depresso onnipotente": curato in maniera eccellente da tante infermiere e ciò lo rinviava  alla sensazione onnipotente di essere curato da tante madri.

Nel suo racconto parla anche delle paura dell’abbandono da parte di Helen, quelle del suo Analista, tutto ciò gli ricordava le fughe di suo padre nel cuore della notte, la malattia forse lo  proteggeva da un possibile abbandono. Ecco perché per oltre 30 anni si è rifugiato nelle depressione nevrotica. Sebbene l’autore si era sempre sentito privo di esistenza reale, apprezzava le sue mistificazioni ed impostore poiché lo facevano sentire potente come non mai. Con l’inversione del suo tono dell’umore dal versante depressivo a quello maniacale poteva sostenere attivamente tutta la sua attività letterale.

Nel libro si affronta anche la questione dell'assunzione del proprio desiderio. A. aveva molta paura di essere esposto al desiderio della madre e spesso aveva anche paura di assumersi il suo. Allo stesso modo detestava chiunque proponeva di imporre un desiderio su di lui, ecco perché rifiutava le avance  delle donne, ma anche le dichiarazioni tutt'altro genere anche fatte dal suo analista. La rivendicazione del suo desiderio non espresso è stata rivolta allo studio della filosofia e al partito politico. Spesso cadeva in depressione perché aveva  gran timore che attraverso i suoi scritti si potesse scorgere la sua natura manipolatoria ed artificiosa.

Attraverso le sue doti d'apprendista precoce, bastavano solo brevi letture per comprendere a fondo un'autore. Divenne un grande esperto del pensiero di Marx che apprese già con la lettura "Del Capitale".

Attraverso le opere filosofiche è venuto a contatto con il desiderio, lo stesso desiderio della madre, l'essere spirito puro attraverso le opere filosofiche astratte ed impersonali.

Allo stesso modo nei suoi saggi si poteva notare anche l’insistenza del tema paterno messo in risalto dall'affermazione che sostiene che i filosofi sono nati senza padre, vissuti nella loro solitudine e nell’isolamento teorico, assumendosi un grande rischio di fronte al mondo. A. avendo sempre avuto la sensazione di essere stato senza padre aveva spesso giocato a fare il padre per darsi l’illusione di averne uno. Fare il padre di sé stesso giacché tutti i padri possibili o conosciuti non potevano sostenere quel ruolo, A. li sminuiva mettendoli al di sotto di lui nella sua palese subordinazione.

Althusser ospitò Lacan all’Ecol en Paris dove teneva i seminari ogni mercoledì per anni dopo che Lacan fu espulso dalla società psicanalitica. 

La ricerca del suo desiderio era intenta a contattare la vita reale senza essere invischiata con quella della sua famiglia. Tutto questo l’ha trovato al servizio militare, in prigionia e nella lotte politiche. Desiderio di fraternizzare anche con gli uomini più umili.

Althusser parla anche del suo rapporto con il Marxismo, un rapporto pari a quello avuto con l’oggetto inconscio. Da bambino si sentiva rinchiuso in un mondo ripetitivo che rispettava le regole del desiderio di sua madre, organizzato non attraverso il contatto fisico, ma attraverso lo sguardo e l’occhio. Cosi con la scusa della fobia per la sporcizia evitava l’avvicinamento alle cose. Essendo in adesione al desiderio di sua madre, l’occhio è il miglior organo speculativo e cosi A: diventa da bambino un "voyer". Quanto guardava una ragazza non si sarebbe mai azzardata a toccarla e allo stesso tempo la madre lo guardava da dentro essendo anche il portatore dell’uomo che lei amava. (il bambino dell’occhio senza contatto). Quando però scopri il suo corpo divento un’esperienza rivitalizzante, scoprire nuotando  giocando il muoversi di ogni suo muscolo come la riappropriazione del suo desiderio. Il marxismo poi fu la fine di ogni suo rapporto speculativo con la realtà incominciando da lui la critica speculativa d’ogni illusione. Nel marxismo si trova il primato della teoria del corpo attivo operante sulla coscienza passiva e speculativa. Il materialismo stesso. Contraddizione di ideale teorico nato dal desiderio della madre e dal lavoro della trasformazione della materia. La strada maestra per arrivare a Marx è stata aperta da Spinosa, Machiavelli e Rousseau.  L’uomo pensa senza trarne alcuna conseguenza trascendentale. E marx insegna che il nominalismo è la via maestra verso il materialismo.

Filosofi presi di riferimento sono Spinoza per la questione del corpo, corpo frammentato e corpo ricomposto, Rousseau per la riflessione, la riflessione su se stesso. Machiavelli, sulla costruzione dell’ Italia che da tanti stati frammentati che passano ed essere uniti.

Nel 1980 A. viene operato per dei problemi all’esofago ma al risveglio dell’anestesia viene colto da una profonda depressione, non quelle solite di segno nevrotico ma quella di tipo melanconica. I farmaci IMAO oltre a non essere più efficaci davano anche effetti collaterali (chees effet), forse si sospettava un scompenso bio-psichico dovuto all’alterazione dei farmaci al fegato. Viene nuovamente ricoverato per lungo tempo,  ed Helen in questo periodo vive della sua ombra, rimane sola ed isolata. Preso da sintomi gravi della depressione mostrava vomito, incontinenza, disturbo del linguaggio incongruente e forme di pensiero delirante. Sono frequenti le ideazioni persecutorie e suicidarie. Fantasie di autodistruzione di Se e del suo passato e di tutti i libri scritti.

In un periodo di ritiro sociale, A. ed Helen non rispondevano neanche più al telefono e all’analista.  Helen dichiara di voler rompere la storia ma non aveva il coraggio. Dichiara anche di voler morie e chiede proprio ad A. di farlo. Dopo poco un giorno A. si trova con le mani al collo di Helen pensando di starla a massaggiare, ma poi vedendo la lingua tra i denti si accorge di averla uccisa, uccisa senza averne avuto coscienza.  A. disse che secondo lui la morte di Helen era un (suicidio per imposta persona).

Dopo la morte incomincia la sua angoscia di rimanere solo. Attraverso  lo sguardo angosciato del medico e degli amici sperimenta in se una dialettica che è quella del lutto. Capisce perché poi in quel periodo perde gli oggetti. La metafora rende chiaro che la perdita era quella dell’oggetto oggettuale. Vale a dire interno, cioè quello di essere amato. Quello di Helen che riattiva la perdita inaugurale, quella di sua madre. La perdita matriarcale dell’oggetto riattivava inconsciamente, in un meccanismo ripetitivo all’infinito di altre esperienze d’oggetto. Il processo a catene aveva come tema di riferimento, la perdita di capacità di investimento oggettuale. Perdeva tutto proprio perché era sempre un continua esperienza di lutto.

In tutto ciò che faceva A., doveva esserci sempre una prova di autodistruzione, attraverso la distruzione delle cose della sua vita, per dare prova della sua inesistenza. Un giorno ricevendo un amico psicanalista gli fu detto che distruggere Helen era come distruggere l’analista. Questa interpretazione apre uno spiraglio di idee.  A. associa il fato di aver cambiato analista ultimamente per sostituirlo con un'altro donna Russo-Palacca, cosi come Helen. Ricorda la frase e capisce solo allora il suo significato “ quello che mi piace in te è la tua volontà di autodistruzione” la morte era iscritta fin da principio in A. attraverso lo sguardo di sua madre lo condannava a quella morte iscritta nei cieli che lui non smettevo mai di replicare. Il lutto di Helen non era solo quello che provava ma il lutto costante nella sua vita. La distruzione dei libri di Helen dell’analista la sua ipocondria ed altro era la volontà di non esistere.

Tutte queste elaborazioni costituiscono per A. l'opportunità di uscire da questo vortice mortifero. A sessantacinque anni verso la fine della sua vita, con grande felicità si rivolge alla vita con un nuovo stato d'animo. "L'avvenire dura all'ungo".