Solo storicizzando il  passato  possiamo creare il presupposto per realizzare il nostro futuro. Ma per far questo è necessario avere a disposizione spazi e tempi che permettono una libera espressione del nostro  presente


                                                               Psicologia clinica

Trattamento Individuale e di Gruppo per la cura del disagio contemporaneo.

La psicologia clinica è quella branca della scienza che si dedica alla ricerca psicologica del disagio Individuale e di Comunità. E partendo da questi studi, la mia pratica approfondisce il trattamento delle patologie prodotte dalla nostra epoca contemporanea, i cosiddetti “Nuovi Sintomi”. A oltre sessant'anni dalla pubblicazione de "Il disagio della civiltà" di Freud, la società occidentale ha subito profonde trasformazioni che, riflesse sulla vita degli individui, hanno fatto emergere nuove forme di disagio psichico ampliando e rendendo più complesso il campo della Psicologia Clinica.  E’ utile quindi focalizzare l’attenzione sui "nuovi sintomi": psicosi, perversioni, depressioni, tossicomanie, dipendenze, anoressie, obesità, attacchi di panico, che sono sempre più associati all'agire compulsivo, alla disinibizione, all'uso dell'oggetto finalizzato al puro godimento, che rende particolarmente difficile la costituzione della singolarità. Pratiche centrali della Psicologia Clinica sono La diagnosi, il counselling e la psicoterapia, la ricerca, l'insegnamento, la consultazione, l'ambito forense.


Percorsi di cura

Dopo una prima fase di colloqui preliminari, volti a individuare la natura del disagio della persona, saranno valutati, nel caso c'è ne fosse bisogno, consulti psicologici e percorsi di psicoterapia individuale o di gruppo a orientamento Psicoanalitico e Fenomenologico per la cura di:

 

 

           Anoressia - Bulimia - alimentazione incontrollata                                  Attacchi di panico e disturbi d'ansia

 

                Disturbi dell'umore:depressioni, manie                                            Dipendenze.tossicomania,addiction

                                                

                                 Disabilità                                                                    Disagio familiare, adolescenziale, infantile                          

                           Psicosomatica                                                                               Psicodiagnostica

                                                                              

Il trattamento terapeutico segue un approccio centrato su un inedito dispositivo di cura che a differenza di quelle tecniche del XX secolo (del quale peraltro sono accolti numerosi precipitati teorici e operazionali soprattutto psicoanalitici e fenomenologici) vede come unico titolare del processo di cura lo psicologo, disgiunto dall'utilizzo eccessivo d’interventi tecnicistici applicati sistematicamente a prescindere dal tipo di soggetto. Uno psicologo capace di individuare bisogni e aspirazione del suo paziente, senza che dia nulla per scontato a priori, mantenendo sempre presente l’unicità e la storia di vita di quest'ultimo, soprattutto ora che la restaurazione farmacologica e la diffusione delle metodologie cognitive-comportamentali, senza nulla togliere alla ricerca scientifica del settore, pretendono di offrire soluzioni di cura più efficaci in tempi brevi, attaccando massicciamente gli interventi di cura con la parola. Infatti, l'aspetto fondamentale del metodo consiste proprio nel porre attenzione alla parola del disagio all'interno di uno spazio d'ascolto. Il sintomo è un linguaggio alla ricerca di senso che rimanda a qualcosa che il soggetto non sa ancora esprimere a parole, e il compito del curante consiste proprio nel possedere la capacità adatta a leggere questo linguaggio. Per far ciò è importante cogliere la relazione non solo con l’ausilio della scienza “psi”, ma anche con le scienze umane ovvero la filosofia, la sociologia, l’antropologia, la linguistica, prima ancora con le pur rilevanti discipline di area medica e psicologica, in primis le psicologie applicate come psicologia sociale, psicologia del lavoro, psicologia giuridica, psicologia di comunità. Ogni intervento terapeutico è eseguito con la consapevolezza della connessione tra auto ed etero trasformazione nel pieno riconoscimento della reciprocità della relazione tra psicologo e paziente, relazione che si auspica possa venir intesa come pratica egualitaria senza negare la necessaria asimmetria degli interventi di aiuto.

 

La clinica dei nuovi sintomi

E' una “clinica del vuoto”,(1) dove osserviamo un utilizzo ipertrofico della maschera. La maschera non esprime una difficoltà nell’identificazione, si configura semmai come un eccesso di identità che non lascia posto ad un’apertura verso l’alterità. Il sintomo odierno è l’ipertrofia dell’Io, che esclude la possibilità di un rapporto dialettico tra il proprio desiderio e l’Altro: non c’è alcuno spazio simbolico per la dimensione particolare del desiderio, che piuttosto viene alienata in una saturazione narcisistica. Mentre la clinica della nevrosi trova il suo perno nella rimozione(2) e i sintomi sono il segno di una “mancanza a essere”, ossia di un’enunciazione che non si lascia cristallizzare nella serie degli enunciati,(3) la clinica del vuoto si costituisce nel segno di una rottura del legame con il Simbolico e rigetta quindi ogni questione rispetto al desiderio e all’Altro. I nuovi sintomi (attacchi di panico, anoressie, bulimie e nuove forme di dipendenza) non sono più la metafora di un significato rimosso, ma rappresentano sempre più la spinta ad agire, scavalcando la mediazione del simbolo, mostrando un godimento mortifero e senza dialettica con l’Altro. Il fondo psicotico(4) della clinica contemporanea riguarda in effetti proprio questa debolezza nei confronti del godimento (effetto dell’evaporazione della funzione del Nome-delPadre)(5) che va di pari passo con il ritorno dei sintomi sul corpo del soggetto. Anoressia, bulimia, tossicomania e attacchi di panico mostrano la varietà di questi ritorni e il loro motivo comune: la parola è surclassata dal godimento come evento del corpo”.(6) I sintomi contemporanei sono quindi marcati da un eccesso libidico che scarta la funzione della parola.

 

(1)M. Recalcati, Clinica del vuoto. Anoressie, dipendenze, psicosi, Angeli, Milano 2002

(2)La rimozione evidenzia il carattere simbolico-linguistico dei sintomi nevrotici, ovvero il valore di cifra enigmatica per il soggetto.

(3)Cfr. C. Licitra Rosa, Dalla parola al linguaggio: la significazione e il senso, in «La Psicoanalisi», 26 (1999), pp.84-123. 

(4) M. Recalcati, “Psicosi fuori scatenamento nelle nuove forme del sintomo”, Studi di Psicoanalisi, 2000, pp. 133-156. 

(5)A tal proposito Lacan parla di “evaporazione del padre”. Cfr. J. Lacan (1968), Nota sul padre e l’universalismo. in

«La Psicoanalisi», 33 (2003), pp. 9-10

(6)M. Recalcati, L’angoscia e la maschera, in «Attualità lacaniana», 1 (2004), p. 49