A cura di Alessandro Nenna
Corso; Antropologia, Psicoterapia e Scienze Umane 2
LO SVILUPPO PSICOSESSUALE SECONDO LA TEORIA PULSIONALE DI FREUD
Nel percorso dello sviluppo della maturità psicosessuale i residui del processo evolutivo che sono
stati sottratti si riorganizzano sotto il primato della fase genitale. Quando la sessualità infantile
resiste ai processi inibitori si esprimerà con le perversioni, mentre nel caso in cui la rimozione sia
stata troppo esercitata, emergerà sotto forma di nevrosi. Quindi la nevrosi è il contrario delle
perversioni . il sintomo è la conseguenza di impulsi ideativi ed affettivi rimossi ed il lavoro
dell’analista consiste nel riportare mediante l’interpretazione tutto il materiale alla coscienza, si
tratta di svelare tutti i camuffamenti e riportarli agli elementi originali Nel sintomo di conversione
(disturbo somatico), l’isteria, rappresenta un tentativo di fuga dal conflitto insorto tra un bisogno
sessuale eccessivo che risponde ad un esagerato rifiuto della sessualità .La pulsione è la
rappresentazione psichica di una fonte di stimolo continuo endosomatico, a differenza dello stimolo
che è prodotto da eccitamenti isolati e provenienti dall’esterno. Un vissuto ai limiti dello psichico e
del corporeo. Le pulsioni si distinguono tra loro per le fonti di provenienza, ossia, dal processo di
eccitazione che si produce in un determinato organo, mentre la meta è comune a tutte: abolizione
dello stato di eccitazione. L’oggetto della pulsione è sia interno che esterno e può variare e serve a
raggiungere il suo scopo. In precisi determinanti momenti dello sviluppo psicosessuale ci sono
parti del corpo che rappresentano un alto indice di investimento energetico (eccitazione)
presentandosi secondo un ordine preciso, anche se si possono verificarsi situazioni di fissazione e
regressione di queste zone cosiddette erogene. Anche se ogni parte del corpo può costituire una
zona erogena ci sono alcune che prevalgono, soprattutto quelle costituite da pelle mucosa,
permeabile e sensibile (bocca, ano , l’uretra e genitali. Di solito l’esistenza di una sessualità
infantile viene negata dalla nostra cultura, invece per Freud è già presente nel neonato fin dai primi
momenti in cui vengono messi in atto i comportamenti rivolti al sostegno ai processi di vita. Il
piacere inizia già separato dal bisogno, quando subentra il desiderio legato a tracce mnestiche
acquisite da esperienze anteriori di soddisfazione in maniera allucinatoria. Un seno desiderato viene
ripresentato da un dito in bocca mediante un piacere di natura autoerotica.
La libido orale è la prima fase organizzativa in cui si istaura un rapporto affettivo con l’esterno, nel
modo in cui tutto ciò che è buono viene incorporato e ciò che è cattivo viene espulso. In secondo
momento la libido si organizza intorno alla zona anale. Trattenendo le feci il bambino stimola la
zona anale per poi espellere le feci nel momento giusto per offrirle alla madre costituendo il primo
scambio d’amore. Per il doppio valore simbolico, questo avvenimento risulta conflittuale perché è
buono da trattenere e cattivo e sporco da espellere. Anche se prematura, questa risulta per il
bambino un’esperienza d’amore mentre per gli adulti risulta inaccettabile, e tele situazione
inevitabilmente porta come conseguenza la formazione di divieti e proibizioni.
Il culmine delle vicende pulsionali della libido viene rappresentata dall’organizzazione fallica.
L’esplorazione del corpo e quello altrui suscita la curiosità degli impulsi sessuali e si stabilisce
l’associazione tra pulsioni sessuali e processi intellettuali. In questa fase nel bambino è forte la
curiosità di conoscenza riguardo la sessualità anche se viene nascosta agli adulti. Questa fase serve
anche per la capacità di organizzare e di conoscere le immaginare il mondo. (le teorie sessuali dei
bambini Freud 1908). L’esistenza di un coinvolgimento intellettuale ed energie pulsionali viene
dimostrato dal fatto che spesso i bambini reagiscono ad un compito troppo impegnativo con una
scarica masturbatoria. Infatti nel bambino la carica energetica viene amministrata con difficoltà ed
occorre mantenere basso il suo livello di eccitazione. Nei racconti delle isteriche si sentono spesso
ricordi di aver subito manovre seduttive nei primi anni, si riferivano probabilmente alla
manipolazione dei genitori quando compivano operazioni di allevamento sul corpo del bambini. Ciò
acquistava significato erotico quando si sovrappongono fantasie sessuali (Laura Tassi). Verso il
terzo anno, anche se vi è l’immaturità organica sorge l’esigenza di soddisfare la pulsione genitale
che viene inevitabilmente diretta alla madre, cioè l’oggetto più cara e più vicina, ma in questo
esclusivo rapporto il padre è vissuto come ostacolo e simbolo del divieto all’incesto o il
rappresentante della legge , divenendo per conseguenza oggetto d’odio. In questa ottica è necessario
che nella fantasia infantile muoia la figura paterna per far posto alla dimensione simbolica della
legge. L’edipo che rappresenta una struttura universale, generalmente viene rappresentato
dall’amore per il genitore del sesso opposto e dalla rivalità nei confronti di quello dello stesso sesso
proponendosi anche per Freud nella forma opposta consistente nell’amore per il genitore dello
stesso sesso e nella rivalità con quello di sesso opposto. Quest’ultime relazioni cadono per mezzo
del divieto che colpisce l’omosessualità, l’Edipo classico invece per la proibizione dell’incesto. Le
fantasie erotiche del bambino sono vissuti con grandi sensi di colpa e con il timore che il padre lo
punisca con il processo di castrazione, privandolo di ciò che ha più caro, il pene. Il complesso di
Edipo svanisce perché la contesa con la figura paterna e ampiamente impari, cosi il bambino
abbandona i desideri sessuali familiari dirigendosi cosi lo sviluppo ereditariamente predisposto.
L’interesse narcisistico è tale da far abbandonare gli investimenti libidici sui propri oggetti parentali
sostituendosi con le identificazioni e le proiezioni. L’identificazione con l’aggressore mediante
introiezione andrà a formare il nucleo del SUPER-IO che rappresenta il sistema di valori e di divieti
mantenendo anche l’aspetto relativo alla continuità generazionale. Il bambino così abbandonerà il
senso di onnipotenza il superamento del complesso di Edipo verrà concluso con la promessa che a
tempo debito il bambino prenderà il posto del padre. Il tramonto del complesso di edipo coinciderà
con il periodo di latenza che rappresenta una parentesi tranquilla. In seguito gli impulsi sessuali
latenti si risveglieranno e l’adolescente deluso dal padre che non sembra portare più tanto prestigio
sposta sulle figure degli insegnanti i vecchi sentimenti. L’adolescenza servirà anche a ristabilire i
nuovi contatti con un oggetto più totale, partner sessuale capace anche di riattivare le tracce del
primitivo legame. Cosi l’adolescente organizza i suoi moti pulsionali sotto il primato della genitalità
al servizio della riproduzione. Freud sostiene l’esistenza di una originaria bisessualità psichica di
tutti gli esseri umani, ma l’oggetto privilegiato della sua teoria è quello del bambino maschio, sia
perché lo sviluppo sessuale è diretto al primato del fallo sia come aggetto principale per la
triangolazione edipica. Nei ” tre saggi” sostiene per la femmina un modello speculare a quello
maschile, sostenendo che la bambina viene considerata un maschietto fino alla fase fallica
considerando il clitoride un omologo imperfetto del pene. In base a tale modello i bambini
considerano l’appartenenza del pene per entrambe i sessi fintanto quando non constatano la
differenza dei propri corpi. Quindi il maschio vedendo la coetanea viene confermato il proprio
timore della castrazione mentre la femmina vive con vergogna e senso di inferiorità. La femmina
con questa verità acquisita incomincia ad avere un senso di invidia del pene. Mentre il maschio si
sente costretto ad uscire dall’Edipo per riservare la propria integrità fisica la bambina invece ne
entra nel momento in cui si sente biologicamente deprivata. Delusa dalla madre perchè attribuisce
in lei la sua insufficienza fisica si allontana rivolendosi al padre chiedendoli un figlio per essere
compensata della mancanza. L’edipo della bambina con il padre si fonda su uno schema inconscio
basato sulla reciprocità in cui il desiderio di avere un figlio dal padre insieme alle feci ed il pene
cerca di riparare la mancanza. Ricordi di seduzioni isteriche basati su desideri impossibili si
oppongono al divieto dell’incesto che il padre attiva. L’oggetto d’amore costituisce per la bambina
anche con l’oggetto paterno che costituisce la formazione del divieto della legge. Proprio per questa
ambivalenza d’oggetto d’amore e per la mancanza di minaccia di castrazione i legami edipici non
verranno mai spezzati del tutto, rimanendo sempre dipendente dall’autorità priva di iniziativa e di
interessi sociali e scarsa capacità di sublimazione. La forte invidia del pene la mette in condizione
di esercitare una forte richiesta di privilegi, dove l’unica possibilità di appagamento sarà quella di
diventare madre. Prima che avvenga un mutamento di oggetti tra la madre al padre bisogna che
vanga spostata la libido dal clitoride alla vagina e che si trasformi in attiva in passiva, dando origine
anche alla disposizione masochistica femminile mediante l’introiezione dell’aggressività
dall’oggetto verso il proprio Sé in modo tale da poter possono dar luogo alla riproduzione del coito,
il parto e la gestazione. L’appagamento nella donna verrà raggiunto con la gestazione del proprio
figlio che rappresenta l’appagamento ultimo del suo desiderio. Con questa teoria e sotto le
dinamiche di sofferenza ed insofferenza espresse dalle isteriche il femminile rappresenta un
enigma. Freud con i saggi del “caso dora”(1901) e “psicogenesi di un caso di omosessualità
femminile (1920) ci mostra la complessità del lavoro analitico svolto attraverso il lavoro delle
interpretazione dei transfert e dei sogno anche se non ci ha lasciato un opera sistematica sulla
psicologia del femminile, possono comunque dar spunto a nuove riflessioni contribuendo
enormemente a nuove.
IL CASO DORA
La famiglia di Dora, una ragazza brillante di 18 anni, è composta dai suoi genitori e da suo fratello,
di un anno e mezzo maggiore di lei. La figura dominante è il padre, sia per le qualità estremamente
positive del suo carattere, sia per le circostanze della sua vita, che forniscono il quadro entro cui si
svolge il quadro della vita della paziente. All'epoca in cui Freud prende in cura la paziente egli era
un uomo di oltre quarantacinque anni, dalla personalità di spicco, grande industriale molto ricco.
Dora gli era molto affezionata, e in seguito alle condizioni di salute precarie di lui, il loro legame si
era ancor più rafforzato. Quando ella aveva sei anni, il padre si era infatti ammalato di tubercolosi e
la famiglia si era vista costretta a trasferirsi in un luogo climaticamente più favorevole. Pur
migliorando le sue condizioni di salute, la famiglia rimase in questa cittadina (che d'ora in avanti
chiameremo B.) per altri dieci anni. Le simpatie della ragazza si erano sempre volte al ramo paterno
della famiglia, e da quando si era ammalata si era fortemente identificata nella sorella di suo padre,
che a quanto pare era una donna di scarso intelletto e cultura. Allo stesso tempo i rapporti tra madre
e figlia erano ben poco amichevoli. Dora non ne aveva infatti alcuna considerazione, la criticava
aspramente e si era da tempo sottratta alla sua influenza. Il fratello maggiore della ragazza aveva
costituito il modello cui ella ambiva. La prima volta che Freud vide Dora, ella aveva 16 anni,
soffriva di tosse nervosa e di raucedine, che dopo qualche tempo cessò spontaneamente. L'autunno
seguente la famiglia lasciò B. e si stabilì a Vienna, in quanto la salute del padre sembrava risentirne.
Dora nel frattempo, divenuta una ragazza attraente e brillante, cominciava a dare serie
preoccupazioni ai genitori: sintomi principali del suo stato morboso erano ora la depressione e
l'alterazione di carattere; era evidentemente scontenta di sé, trattava sgarbatamente il padre e si
ribellava alla madre che voleva renderla partecipe delle vicende casalinghe. Cercava di evitare
qualunque tipo di relazioni sociali e desiderava abbandonare la famiglia.
La vera svolta nella malattia di Dora si delineò quando entrò in contatto con la famiglia K., con la
quale i genitori della ragazza avevano instaurato da molti anni ottimi rapporti, in un contesto
d'intima amicizia. Il signor K. aveva sempre manifestato, nei confronti di Dora, un atteggiamento
ambivalente: le offriva piccoli regali e si comportava amabilmente, senza che nessuno vi trovasse
nulla di male; finché durante una gita al lago, egli si era permesso di farle proposte amorose.
Quando si seppe l'accaduto, egli negò spudoratamente, e tutti credettero che la ragazza si fosse
inventata tutto, facendo perno sullo squilibrio che ella aveva dimostrato negli ultimi mesi. Dora non
si lasciò persuadere dall'odio per il signor K., che la portò a sviluppare una precondizione per la
formazione dello stato patologico isterico, ma che aveva delle particolarità che indussero Freud al
superamento di tale diagnosi; il trauma nella vita passata della ragazza non spiegava infatti le
particolari caratteristiche dei sintomi né consentiva di determinarle. Bisogna anche aggiungere che i
sintomi della paziente, quali la tosse e la perdita della voce, si erano prodotti già alcuni anni prima,
e che addirittura le loro prime manifestazioni appartenevano all'infanzia. Pertanto, per coglierne le
motivazioni dobbiamo risalire ai primi anni di vita di Dora.
Superate queste prime difficoltà della cura, la ragazza riferì una precedente esperienza con il signor
K., molto più idonea ad agire come trauma sessuale: all'epoca ella aveva 14 anni ed era stata
invitata da lui ad una cerimonia religiosa nella piazza principale di B. Egli fece in modo di rimanere
solo con lei nella sua azienda, che si trovava nel medesimo paese. Aveva congedato i commessi e
pregato la moglie di non raggiungerlo. Lì lui la strinse violentemente e la baciò; lei, nauseata, fuggì
presa da terrore. Quell'evento restò tuttavia segreto ed emerse soltanto durante il corso dell'analisi; il
rapporto tra i due rimase pressoché invariato ma ella da quel momento cercò di evitare ogni
occasione in cui avrebbe potuto rimanere sola con lui. Freud diede una sua interpretazione
all'accaduto: la ragazza, avvertendo durante l'abbraccio la pressione del membro eretto contro il suo
corpo, era rimasta talmente sconvolta, anche dalla propria reazione di eccitamento erotico, che
rimosse questa sensazione, sostituendola con un normale senso di nausea, che ricorda con esagerata
intensità. Aveva in seguito sviluppato un terrore per tutti gli uomini adulti impegnati in teneri
colloqui; il che, insieme alla nausea, va ricongiunto a quell'unica esperienza.
Un altro aspetto particolarmente determinante nella malattia di Dora è costituito dall'accusa di
simulazione delle malattie, che ella rivolge più volte al padre. Freud capisce che dietro quest'accusa
stavano autoaccuse relative al non essere riuscita ad impedire la relazione che suo padre aveva
intrapreso con la signora K., della quale era venuta a conoscenza. Ella mirava dunque, manifestando
sintomi somatici (svenimenti), o minacciandolo e maltrattandolo, ad un allontanamento tra i due. Se
con tutto ciò non riusciva nel suo intento, perlomeno si vendicava di lui. Mai infatti gli perdonò il
non averle creduto nella vicenda del lago con il signor K. Occasioni che la inducevano ad essere
ammalata si erano però verificati fin dall'infanzia: era l'unico metodo in suo possesso per attirare
l'attenzione dei genitori, rivelandosi una bambina avida d'amore, che malvolentieri spartiva l'affetto
dei genitori con i fratelli. Si era accorta che mai le erano state rivolte tante attenzioni, come durante
le sue crisi. La malattia, quando crebbe, divenne l'unica sua arma di affermazione nel mondo. Freud
capì che la ragazza aveva sviluppato un vero e proprio innamoramento nei confronti del padre;
amore che si era manifestato solo a partire dalla prima adolescenza e che ella aveva sempre cercato
di rimuovere, invertendo i suoi sentimenti e tramutandoli in aperta ostilità; e che aveva trasferito
tutti i sentimenti che nutriva verso il signor K., e una riconferma fu che più volte la ragazza ammise
che non provava completamente ostilità per quell'uomo, nonostante i vissuti per lei devastanti. L'Io
di Dora cercò di negare violentemente l'interpretazione che Freud proponeva, finché verso la fine
dell'analisi, fu costretta ad ammetterlo a se stessa. Freud si rese anche conto che Dora ammirava
molto la signora K., in quanto era riuscita ad avvicinarsi a suo padre come mai lei era stata in grado
di fare. Dora insisteva nel pensare che il padre l'aveva sacrificata a quella donna, asseriva
enfaticamente di invidiare a costei l'amore di suo padre, e nascondeva a se stessa il contrario, ossia
che ella non poteva non invidiare al padre l'amore di quella donna e che non aveva potuto perdonare
alla donna amata la delusione datale col suo tradimento. Il moto di gelosia della donna si
accoppiava, nell'inconscio, a una gelosia quale avrebbe potuto essere provata da un uomo. Queste
correnti virili, o meglio ginecofile, del sentimento sono da considerarsi tipiche della vita erotica
inconscia delle adolescenti isteriche.
Caso clinico Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile
L’analisi di questo caso di omosessualità femminile ha origini primordiali; sembra che, a seguito
della nascita del fratellino, il percorso edipico della libido condotto normalmente dalla paziente
abbia deviato verso l’omosessualità. L’inversione, che ha origini arcaiche, avviene solo in tarda età
(16 anni); questo non implica che ogni ragazza che superi il complesso edipico con una rinuncia (al
padre) o una frustrazione inverti l’investimento verso l’oggetto in modo omosessuale.
In questa paziente a livello inconscio era rimasto il suo atteggiamento edipico (amore per il padre,
avere un figlio da lui, interesse per i bambini piccoli in età puberale) mentre in superficie a livello
conscio era apparsa la sua omosessualità. La corrente omosessuale indicava una fissazione per la
figura materna, quella eterosessuale era convogliata nella corrente omosessuale. La fissazione nei
confronti della madre era stata causata da:
1. non curanza e rivalità da parte della madre la quale tendeva ad avvere un’atteggiamento
protettivo verso i figli maschi e svalutante nei confronti della paziente;
2. confronto dei suoi organi genitali con quelli del fratello, con successiva invidia del pene e
desiderio che anche le donne potessero ribellarsi all’uomo (complesso della virilità);
3. Predisposizione congenita che si manifesta solo in pubertà.
Dunque l’omosessualità è caratterizzata da tre confluenze; caratteri sessuali fisici, la scelta
dell’oggetto d’amore e il tipo di atteggiamento sessuale riversato in esso. In tutti gli uomini
omosessuali si è riscoperta una fissazione verso la madre e in tutti vi è una omosessualità latente.
Ciò che interessa la Psicoanalisi è solo i meccanismi psichici che stanno alla base della scelta
oggettuale e come sono collegati all’istintualità del soggetto.
Riflessioni:
il seguente saggio rappresenta uno dei primi lavori scritti in ambito analitico rispetto
all’omosessualità femminile.
Il lavoro si concentra molto sulle dinamiche edipiche e come, il superamento del conflitto edipico
possa condizionare la scelta dell’oggetto d’amore e soprattutto la sua sessualità.
Lo stesso complesso descrive come in realtà vi sia nell’uomo una forma di bisessualità latente e
come, la manifestazione della stessa sua condizionata da sentimenti di colpa, accettazione, invidia,
fissazione e riconoscimento sociale.
Aspetti e sviluppi dei testi freudiani secondo il pensiero di Lacan.
I testi freudiani si prestano ad un commento alquanto inesauribile e pertanto mai concluso, . Con
l’avanzamento dell’osservazione del discorso freudiano, è possibile dal punto di vista di un
ulteriore approccio trarre spunti ulteriori sulle questioni della clinica del femminile attraverso la
rilettura dei due testi in questione . Una di queste e quella avanzata da Lacan il quale passa a
descrivere il racconto secondo l’aspetto dei tre registri della realtà umana: Simbolico, Immaginario,
Reale.
Lacan incomincia con una premessa di base cioè quella di capire che il lavoro preliminare
dell’analista è quello di eseguire una rettifica dei rapporti del soggetto con la realtà, quindi
l’inconscio del soggetto deve parlare ma deve farlo all’interno di un quadro di riferimento. Nella
sofferenza che il soggetto porta all’analista c’è un implicazione personale ed è molto importante che
prima di iniziare un analisi il soggetto si rende conto di questo altrimenti si rischia di girare a
vuoto.Ad esempio nel caso di Dora ella aveva sostenuto la relazione della Signora K ed il padre.
Questa situazione implica ciò che Lacan chiama Il rovesciamento dialettico e cioè di cosa gode il
soggetto della situazione che lo fa soffrire?
Nei due casi clinicidi riferimento possiamo ipotizzare che ad entrambe le protagonisteè presente un
tipo di attaccamento omosessuale. Meno evidente ma comunque presente in Dora verso la Signora
K un amore che Dora non vorrebbe ammettere. Allo stesso tempo però le protagoniste hanno anche
in comune un amore verso il padre. La spiegazione della dinamica d’amore omosessuale di
entrambe rivolte al padre sarebbe dovuta dal fatto che le donne amano quest’ultimo perchè funge
da oggetto di identificazione per amare l’oggetto omosessuale l’identificazione di questo tipo è
un’identificazione immaginaria. E come dire che l’io si forma attraverso l’identificazione
narcisistica, l’identificazione speculare con l’altro, vale a dire attraverso l’assunzione dell’immagine
per l’altro, (la Urbid) cioè l’immagine che per il bambino che non ha ancora cominciato a
camminare è quella originaria.(Lacan Seminario IV),prima di nascere tutti noi siamo immersi nel
linguaggio. L’importanza di questo aspetto risulta fondamentale perchè il linguaggio è una rete di
simboli che permette l’essere umano di non perdersi ed il sistema e dato dall’altro che rivolgendo
la parola l’altro soggettivo da la possibilità al bambino di abitare nel suo spazio soggettivo. . Il
termine immaginario viene da immagine e l’immagine fondamentale è l’ Urbild, l’immagine
originaria. La relazione immaginaria speculare tra l’io e l’altro è una relazione aggressiva
paranoica, in cui l’io trova la sua unità, la sua identità, l’io si aliena nella forma dell’altro e allo
stesso tempo l’altro fornirà il modello sul quale si costituirà il mondo degli oggetti e l’io e l’altro, il
simile, li definiamo degli oggetti perché li possiamo nominare e sono nominati in un sistema
organizzato che è quello del linguaggio. Quindi l’asse simbolico sostiene l’immaginario umano
differenziandolo dall’immaginario animale proprio perché gli animali non hanno il simbolico, c’è
un quadro preformato. Il soggetto trova un accesso all’altro solo tramite l’immagine speculare.
Dobbiamo fare un passo indietro e tornare allo stadio dello specchio. Il bambino che ancora non si
regge sulle proprie gambe, anticipa la sua maturità corporea nell’immagine unificata vista
all’esterno di sé, che trova all’esterno. Lacan ha riassunto questa esperienza nello stadio dello
specchio. Il bambino tra i 6 e gli 8 mesi, vede la sua immagine riflessa. Quest’ultimo che sente il
suo corpo a pezzi, ma che riconosce la sua immagine nello specchio, anche nell’altro bambino, il
simile per essersi visto intero ed essersi identificato a quell’immagine unitaria dall’esterno come io.
Lacan descrive questo aspetto con l’aforisma L’io è l’altro”. Infatti la prima immagine dell’io è
presa dall’esterno e assunta dall’io.
Si creerà un conflitto insanabile perché l’immagine di Io è anche l’immagine dell’altro. C’è una
identificazione come trasformazione all’immagine unitaria, è un’identificazione che provoca una
radicale trasformazione.
Venendo nuovamente allo stadio dello specchio c’è una dicotomia per il bambino tra il suo stato di
dell’immagine prematura che vede riflessa a cui non manca niente La costituzione dell’io è segnata
da questa dicotomia, da questa alienazione e quindi la percezione dell’immagine dell’altro che
aliena il soggetto da se stesso, identificandolo all’altro in un rapporto che è anche drammaticamente
coraggioso in una fondamentale ambivalenza, drammatico perché l’altro è quello che io non sono,
ha quello che io non ho. In questo conflitto primordiale nasce anche il desiderio per quello che
l’altro detiene. In questo rapporto di tensione speculare nasce sia l’IO che “l’IO c’è”(Lacan
seminario II). Il bambino prima di identificarsi nello specchio non ha desiderio. L’Altro simbolico
si manifesta nella figura della madre che regge il bambino che ancora non si regge sulle sue gambe
davanti allo specchio e mentre il bambino vede la sua immagine unitaria, la madre gli dice “quello
sei tu”. È assolutamente fondamentale l’apporto del simbolico per nominare il primo oggetto del
bambino che è il suo proprio io. Se non ci fosse il simbolico questa identificazione speculare non
potrebbe avvenire. È molto importante capire che c’è questa intersecazione (Lacan schema L’ l’asse
immaginario e con da S ad A l’asse simbolico).
Il bambino avverte dal punto di vista neuromotorio il proprio corpo come a pezzi e non è capace di
percepire il proprio corpo ma, sarà in grado di dire “quello è il mio corpo” e “quello sono io” nel
momento della scoperta dell’immagine riflessa. Avverte la sua disintegrazione nel momento che
avverte tra il proprio corpo come a pezzi, e quell’immagine che vede lo porta sconcerto, ma il
bambino può riconoscersi solamente se c’è un’indicazione di chi apporta il linguaggio, solamente se
l’Altro simbolico, incarnato dalla madre, gli dice “quello sei tu”.Il linguaggio è l’unico strumento
che gli può permettere di mettere e insieme il corpo a pezzi e la sua immagine intera è il linguaggio.
“Proprio corpo” lo diciamo solo noi per capirsi, ma, il bambino prima di essere identificato non può
dirlo.
La differenza tra il proprio e l’altrui. Prima ancora di essere concepito incomincia a tessersi il
linguaggio necessario per il bambino, quando i genitori iniziano ad avere un discorso su di lui, nel
momento in cui si pronunciano le classiche parole “sarà maschio, sarà femmina” o si prepara il
corredino ed il suo posto.
Nei bambini autistici, nei bambini psicotici, nei bambini che non hanno avuto questa preparazione
di linguaggio possiamo capire che ci è stata un assenza di questo linguaggio sua anticipatore.
L’altro per una parte altro del linguaggio è conscio e l’altro altra scena è inconscio. Il rapporto tra il
soggetto e l’Altro può avvenire soltanto tramite l’asse immaginario, non inconscio. L’asse
simbolico è in parte inconscio. Nel caso di Dora. L’io di Dora è immaginariamente identificato al
signor K., Dora è il Signor K. Lacan dice che solo tramite l’identificazione all’uomo, al Signor K.,
Dora può legarsi alla Signora K. Quindi il legame con il Signor K. non è nell’ordine
dell’innamoramento come pensava Freud, ma riguarda la signora K., perchè la Signora K. è la
questione di Dora, nella Signora K. Dora ripone la sua questione sulla femminilità, che cosa vuole
una donna. Questa questione riguarda la sua realizzazione di soggetto femminile, di soggetto
inconscio, risultato dell’Edipo, dove nell’isterica, l’Edipo questa realizzazione femminile non è
pienamente avvenuta e l’isteria è un sistema per superare questo momento critico.
L’IO di dora identificandosi con il Signor K. risulterebbe fondamentale per potersi poi identificare
con la Signora K in modo che può avvenire questa identificazione speculare immaginaria. Questo è
utile perché ciò che manca a Dora è il soggetto dell’inconscio al femminile perchè in essa non si è
mai pienamente realizzato, quindi la questione riguardo a cosa è la femminilità per lei non si è mai
realizzata e farlo attraverso la Signora K è l’unica possibilità.
Mentre nel caso dell’omosessualità femminile la protagonista non ha riferimenti femminili per poter
compiere questo lavoro e quindi la questione riguardo al femminile può essere ritrovata solo
diventando lei la donna che ama suo padre, questo è il suo tentativo di ricerca della propria
immagine speculare. Non esistono spostamenti d’oggetto come per Dora ha fatto nei confronti del
Signor K. Ma purtroppo il gioco di identificazioni viene a cadere quando la giovane scopre che suo
padre aspetta una figlia da un’altra donna. Interrompendosi tutto il meccanismo di identificazioni la
giovane torna nuovamente alla ricerca della sua prima identificazione omosessuale della madre.
Ritornando a Freud egli scopri attraverso l’indagine clinica che tutti i bambini sia maschi che
femmine credono di avere il pene in quanto è l’organo unico appartenente nei due sessi. Però la
bambina entra nell’edipo solo quando scopre la mancanza nella madre e non su di lei. Con questa
scoperta la bambina si rivolge al padre per cercare di compensare questa mancanza attraverso la
richiesta ei un bambino. Ma questa richiesta non verrà mai soddisfatta e la ricerca continua altrove.
Una richiesta che prosegue all’infinito e questo procedere fino all’estremo costituisce l’uscita
dall’Edipo rimanendo costante l’attaccamento al padre e la sensazione di avere un desiderio mai
soddisfatto. Lo spostamento avviene dall’oggetto pene al bambino. Il padre inoltre serve anche per
identificarsi ed entrare nella legge simbolica quella che regola lo scambio dei sessi attraverso il
divieto all’incesto, che significa anche l’intoriettamento del Super-io, ma nella bambina siccome
manca la minaccia di castrazione, è più debole sviluppandosi in maniera meno rigida. Mentre nel
bambino la minaccia e quella della castrazione nella bambina è la minaccia d’amore. C’è un
argomento in merito che Lacan descrive e supera alcuni dubbi che si hanno relativamente alla
costruzione del super-io della bambina, e sarebbe la questione del fallo simbolico. La bambina
rinuncia al fallo simbolico per poi individuarsi nel proprio sesso, ma questo individuazione può
avvenire solo indicando attraverso la sua donna, la sua donna, una donna in cui c’è il desiderio
verso il suo uomo in quanto padre e non solo desiderio sessuale. (Lacan IV seminario). La funzione
del padre non è solo quella di essere amico o di portatore di legge che dice di “NO” come viene
descritto nel caso del padre di Shereber, ma soprattutto quello di qualificare il rapporto con la
propria donna. Quest’aspetto fondamentale per entrambe i sessi ma soprattutto per la bambina
perchè costituisce un indicazione ed evitare invece l’identificazione. L’indicazione risulta
funzionale per posizionarsi nell’aspetto della femminilità. qualcosa legato al desiderio e al
godimento del padre attraverso cui il padre imprime ai suoi figli un marchio, maschi o femmine che
siano. L’indicazione è importante perché attraverso l’indicazione di cos’è una donna per il padre la
bambina potrà avere un’idea sul suo divenire donna, che non è nel registro delle identificazioni, ma
nel registro del godimento. Vi sono tante posizioni femminili, posizioni che sono legate al
godimento. L’isteria invece è legata al femminile perché il padre deve indicare ad una bambina che
cos’è una donna , ma è una promessa assurda, che si trova nello scarto tra quest’ideale di perfezione
paterna assoluta e il suo modo particolare di desiderare una donna, di godere di questa donna. Sarà
in questa particolarità , in questa mancanza che il padre trasmetterà alla figlia che si situerà la
particolarità di ogni nevrosi. In breve e come se il padre dovesse fungere anche da Io ausiliario
perché nella funzione materna relativa all’identificazione speculare non è avvenuta e quindi la
bambina non ha la possibilità perché non ha indicazioni su come possa gestire al relazione con il
padre. Si identifica alla donna e attraverso la funzione del padre egli cerca di trovare e ricostruire
ciò che costituisce il suo mistero, capire cosa è una donna e solo diventando la donna del padre
questo può avvenire. In entrambe i racconti abbiamo visti come le madri delle protagoniste
avevano tutte le caratteristiche per non svolgere la funzione identificativa. Si può riassumere in una
promessa per il futuro che la bambina come donna in futuro potrà realizzare con un uomo. Quindi
questo è il solo modo per cui la bambina divenuta donna potrà accettare da un uomo quello che
all’entrata dell’Edipo aveva preteso dal padre. Ciò è proprio quello che le isteriche non riescono a
fare perché non riescono a situarsi in questa posizione di essere causa di desiderio, infatti, questo è
esattamente quello che non succede alle protagoniste dei due casi clinici.
L’insoddisfazione dell’isterica è il suo modo per introdurre la mancanza nell’altro, perchè lei non ha
il suo posto nell’altro, deve bucare l’altro con se stessa, per situarsi nella mancanza. Indicando alla
bambina che cos’è una donna per lui, il padre riconosce la bambina come essere sessuato. La
bambina ha un’indicazione di cosa potrà essere il suo futuro e può quindi rinunciare nel presente al
dono del padre in cambio di un dono simbolico, del fallo del padre. Rinuncia al dono reale del padre
per avere il dono simbolico. La questione che sorge nei due racconti risulta essere comune dal fatto
che alle protagoniste non è più disponibile la figura paterna per poter compiere queste ricostruzioni.
Nel caso di Dora perché il padre mancante viene associata alla sua impotenza, mentre nella giovane
omosessualità finisce perché non ha più un figlio da lei ma dalla madre tutto ciò serve perché la
funzione del padre e quella di fungere da IO. Quindi la mancanza del padre, è l’aspetto comune che
spetta ad entrambe le protagoniste cosa comporta? La questione da analizzare e capire cosa le donne
cercano nel padre? Attraverso il vissuto delle figure paterne le protagoniste cercano di capire
l’interrogativo rispetto alla femminilità negata nella fase dell’identificazione speculare non
completate per il deficit materno. Perché vuole sapere quello che non sa in quanto non è entrata
attraverso il dono del fallo in quello che qui Lacan chiama la dialettica simbolica. Ecco perche Dora
riesce a sostenere la relazione del padre con la Signora K. Questa relazione può essere l’opportunità
di capire la femminilità, che è un punto interrogativo, nella Signora K. Mentre Dora che non c’è
l’ha questo qualcosa è appunto una mancanza, un vuoto, un punto interrogativo, però il Signor K
rivolge le sue attenzioni a lei, cioè le rivolge alla sua mancanza, poiché lei è mancante, non sa cosa
significa essere una donna. Nella costruzione che Dora c’è l’equivalenza di qualcosa con niente,
qualcosa che è riposto nella Signora K equivale al niente di Dora. Mentre il padre ama al di là di
Dora che è mancante, quel qualcosa che è nella Signora K. Nella scena del lago Lacan spiega anche
il comportamento di Dora nei confronti del Signor K quando al pronunciare la frase “per me mia
moglie non rappresenta nulla” gli dà lo schiaffo, e come se il signor K avesse smitizzato il
contenuto della costruzione inconscia di Dora per la quale è di vitale importanza per mantenere in
piedi la struttura, contrariamente a ciò che pensava Freud che era il fatto che Dora si sarebbe sentita
trattata come una governante. È importante che la moglie sia qualcosa per il signor K e invece è
come se dicesse mia moglie non è niente per me, mia moglie, non è nel circuito.
Bibiografia
Freud: la sessualità dei bambini
Laura Tassi: compendio
Lacan: Seminari II e VI
Contatti:
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