Lacan. Clinica e etica del godimento

di Alex Pagliardini, doppiozero.com, 27 giugno 2016

Nel corso di tutto il suo insegnamento Lacan compie uno sforzo enorme, quello di intendere, sempre e comunque, il come e il dove è presente la causa negli effetti – in particolare in quegli effetti di cui la psicoanalisi si occupa e con i quali ha a che fare, e che prendono via via il nome di sintomo, di soggetto, di inconscio, di desiderio ecc. Che cosa significa tutto ciò? Significa che Lacan ha cercato fin da subito, e progressivamente in modo più radicale e al contempo rovesciato, di intendere la “funzione”, il “peso” dell’incidenza del significante nel funzionamento del significante, della genesi della struttura nella struttura, della costituzione del soggetto nel soggetto costituito, del trauma nel traumatico, del taglio nel dispiegamento dell’inconscio ecc., dunque appunto la “funzione” e il “peso” della causa nell’effetto. Detto altrimenti Lacan sin dall’inizio del proprio insegnamento cerca di cogliere la funzione dell’accadere nell’accaduto, individuando in questo nodo un punto centrale della teoria e della pratica psicoanalitica.

Se si prende come riferimento il testo di apertura degli Scritti, La lettera rubata, si può cogliere come già questo Lacan, nella sua fase più propriamente strutturalista, non è interessato al funzionamento astratto della struttura ma alla sua incidenza, detto altrimenti non è interessato alla struttura ma allo strutturarsi della struttura o, se vogliamo, è interessato alla struttura in quanto modo di strutturarsi della struttura. Quello che nelle pagine di tale Scritto Lacan battezza caput mortum del significante altro non è che la presenza dell’accadere del significante all’interno del funzionamento significante. Ilcaput mortum del significante è il punto attorno al quale Lacan sviluppa gran parte del suo insegnamento, attribuendogli nomi e funzioni diverse, dal fallo al tratto unario, dal significante padrone al marchio. Proprio per questo è bene non dimenticare che in primis e al fondo, tale punto indica il comeè presente nel funzionamento della struttura il suo aver luogo, di come è presente il suo istituirsi nel suo essersi istituita, di come è presente l’accadere del significante nel suo essere all’opera, cioè nel suo essere accaduto, nel suo dispiegamento.

Tutto l’insegnamento di Lacan è dunque piegato a questa esigenza di maneggiare nel funzionamento significante, dunque nell’inconscio, l’atto che ripetutamente lo istituisce – di maneggiare ripetutamente questo nodo. Molte tortuosità del suo insegnamento trovano in questo nodo una delle ragioni di fondo. Il fatto che le tortuosità aumentino nel corso dell’insegnamento è l’indice ulteriore di una radicalizzazione di tale esigenza e allo stesso tempo di un rovesciamento interno a essa. Il rovesciamento consiste nel non intendere più, o non solo, il “piano” dell’accadere nell’accaduto ma nel maneggiarlo e intenderlo, se posso dire così, in presa diretta, nel cogliere in sé il piano dell’accadere, fino a isolarlo nella sua separatezza, nel suo carattere assoluto.

Tra le operazioni più note di Lacan, che trova in questo nodo la sua ragione di fondo, c’è l’invenzione del “concetto” di lalingua, che è appunto il tentativo di cogliere in presa diretta il piano dell’incidenza del significante, il suo puro accadere, e non più e non solo estratto e dedotto dal funzionamento del significante. Allo stesso modo l’insistenza ottusa di Lacan sulla topologia rischia di essere uno sterile esercizio di elucubrazione se non vi si coglie il suo tentativo di frequentare l’accadere in sé e non l’accadere dedotto dall’accaduto, se non vi si coglie il tentativo di cogliere «la genesi in atto» (p. 68) dell’esperienza, del soggetto, dell’Altro, invece di dedurre la genesi, la causa, a cose fatte. In tal senso la topologia di Lacan se utilizzata come spiegazione del funzionamento dell’esperienza, dell’inconscio ecc., a cose fatte, è solo un esercizio retorico.

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