Il mistero del corpo parlante

di Lola López, Barcelona 19/02/2010.

 

Il corpo: consistenza del parlessere La psicoanalisi si è sempre occupata del corpo, fin dagli inizi; il sintomo radicato nel corpo che gli presentavano le isteriche portò Freud a considerare il suo valore di verità. Attraverso la conversione isterica, Freud stabilì i fondamenti della psicoanalisi costruendo la teoria delle pulsioni in un tentativo di dar conto dell’eccesso di eccitazione nel corpo e della ricerca di soddisfazione tramite la relazione con l’oggetto, che insiste aldilà di quella che si ottiene con la soddisfazione del bisogno. Nonostante Freud pensasse che la pulsione fosse essenziale, il motore dello psichismo dell’individuo, egli non ha mai cessato di riconoscerne il suo lato misterioso ed inespugnabile, come afferma nel 1920: «[…] le pulsioni […] costituiscono l’elemento al tempo stesso più importante e più oscuro della ricerca psicoanalitica.»1 Il fatto della insufficienza della pulsione per trovare la soddisfazione anelata –perché l’oggetto non è mai in grado di complementare totalmente il vuoto generato dalla mancanza di soddisfazione– rende conto, già in Freud, dello statuto della perdita di godimento nell’essere umano, originaria ed impossibile di recuperare. (1) Lacan riprenderà alla base la teoria delle pulsioni di Freud, apportando però delle differenze significative, una di queste è l’articolazione al linguaggio; questo introduce un taglio fondamentale tra ciò che l’essere umano ha in comune con il mondo animale, con il vivente e l’umano in quanto essere parlante. La tesi che il significante entra nel corpo con la domanda dell’Altro e con la pulsione, costituisce, per un lungo periodo, l’asse del suo insegnamento. È in Radiofonia che difende questa tesi, affermando che il simbolico, definito come corpo, è il primo corpo che, quando è incorporato, fa il secondo.(2) Ma se risaliamo alle prime teorie sul corpo nell’insegnamento di Lacan, dobbiamo partire dalla teoria dello stadio dello specchio del ’49, dove sostiene la tesi che il corpo è determinato dalla sua immagine, tesi iniziale nel suo insegnamento, ma mai completamente abbandonata, al punto che introdurrà alcune sfumature importanti. In questa fase la percezione dell’immagine del corpo, funzionando come una gestalt, è la responsabile della coesione del corpo a fronte della prematurazione della nascita, specifica dell’essere umano. L’articolazione dell’immagine con l’organismo è ciò che produce il sentimento di unificazione del corpo, unita a un’esperienza di giubilo nel bebè, che possiamo intendere come godimento. La prematurazione dell’essere umano rende conto di un vuoto, di una mancanza, che si tenta di riempire con l’immagine. © Fondazione Lucio Fontana, by SIAE 2009 Nel Seminario Ancora, Lacan torna alla questione del corpo come una conseguenza delle sue elaborazioni sul reale e lo lega con il godimento; introduce la nozione di corpo come “sostanza godente”, alludendo al vivente come la condizione primaria del godimento e al corpo come suo supporto.(3) Questo godimento è il reale che si pone al di fuori del simbolico, ex-siste al simbolico, non è completamente assorbito da questo e costituisce il «mistero del corpo parlante»(4). Di conseguenza, il soggetto, il soggetto dell’inconscio, costituito dal significante, lascia posto al parlessere, l’individuo parlante nel suo particolare essere di godimento, soggetto del corpo godente, ciò che implica il corpo nella sua presenza, toccato dal godimento. Nel ’75, ne Il Sinthomo, affronta di nuovo il corpo, affermando che è l’unica consistenza del parlessere(5), definendolo come supporto dell’immaginario, rimarcando la circostanza della sua presenza, della sua posizione nello spazio, come una delle qualità della consistenza «[…] il corpo non evapora, e in questo senso è consistente.»(6) Come intendere queste affermazioni –dove sembra che Lacan torni a dare valore all’immaginario del corpo– dopo le sue elaborazioni sul corpo e il godimento nel ’72? Ciononostante, alla fine del suo insegnamento, quando lavora sulla questione del nodo borromeo, in cui i tre registri acquistano autonomia ciascuno rispetto agli altri, ed il simbolico perde la sua preminenza sull’immaginario e sul reale, l’immaginario non rinvia solo all’immagine, al punto che il nucleo dell’immaginario è la consistenza. Lacan utilizza il termine di pelle per indicare che ciò di cui si tratta è una superficie, ma nel senso di sacco, pelle come sacco che avviluppa, che contiene al suo interno gli organi corporei coesi. Il corpo non è soltanto l’immagine, al punto che l’immaginario implica il godimento, il reale. Nel cap. IV de Il Sinthomo leggiamo «[…] il reale si fonda in quanto non ha senso, esclude il senso o, più precisamente, si deposita essendone escluso. […] La forma più sprovvista di senso di quel che tuttavia si immagina è la consistenza.»(7) Il reale, il godimento, che è al di fuori del senso, ma non al di fuori del corpo, è la consistenza del parlessere. Il corpo come sostanza godente, luogo del godimento e per godere, è il supporto del parlessere ed è condizione dell’inconscio reale. Lola López, Barcelona 19/02/2010.

 

Traduzione: Diego Mautino, riletta da Gaetano Tancredi

––––––––––

1 Freud S., «Al di là del principio di piacere» [1920], in Opere, Bollati Boringhieri, vol. 9.

2 Lacan J., Radiofonia - Televisione: «Il primo corpo fa il secondo perché vi si incorpora.» Einaudi, Torino 1982, p. 9.

3 Lacan J., Il Seminario, Libro XX, Ancora [1972]: «Dirò che il significante si situa a livello della sostanza godente.» Ed. Einaudi, p. 24. 4 Lacan J., ibidem, p. 131.

5 Lacan J., Il Seminario Libro XXIII, Il Sinthomo, Astrolabio, p. 62.

6 ibidem, p. 62. Traduzione leggermente modificata. La traduzione dal fr.: «Certes, le corps ne s’évapore pas, et, en ce sens, il est consistent» nel testo italiano, invece, è scritto: “Certo, il corpo svapora, e in questo senso è consistente.” [NdT].

7 ibidem, p. 61.

Scrivi commento

Commenti: 0