La rivincita di Freud

Negli ultimi decenni la terapia cognitivo-comportamentale ha avuto la meglio sulla psicoanalisi tradizionale. Ma nuovi studi mettono in dubbio i suoi risultati

 

di Oliver Burkeman, Internazionale, 29 gennaio 2016

 

Il dottor David Pollens è uno psicoanalista che riceve i suoi pazienti in un modesto studio al piano terra nell’Upper East Side, un quartiere di Manhattan, a New York, che per concentrazione di analisti compete forse solo con l’Upper West Side. Pollens, che ha poco più di sessant’anni e i capelli radi color argento, siede su una poltrona di legno che si trova all’estremità di un lettino, dove fa distendere i suoi pazienti con lo sguardo rivolto dall’altra parte per esplorare meglio le loro paure e fantasie più imbarazzanti. Molti ci vanno più di una volta alla settimana, anche per anni, come nella miglior tradizione della psicoanalisi. Pollens ha ottenuto notevoli successi nella cura dell’ansia, della depressione e di altri disturbi della psiche di adulti e bambini grazie a lunghe conversazioni libere da qualsiasi censura o schema preciso. Andare a trovare Pollens, come ho fatto io in un pomeriggio d’inverno alla fne del 2015, signifca tufarsi nell’arcano linguaggio freudiano della “resistenza”, della “nevrosi”, del “transfer” e del “controtransfer”. L’analista trasmette una sorta di caldo distacco ed è facile immaginare di potergli rivelare i propri segreti più inquietanti. Come altri membri della sua tribù, Pollens si considera una persona che scava nelle catacombe dell’inconscio per far emergere le pulsioni sessuali che si annidano sotto la nostra coscienza, l’odio che proviamo per chi dichiariamo di amare e le altre sgradevoli verità che noi stessi non conosciamo e spesso non vogliamo conoscere.

 

Segue qui:

http://www.dedalusbologna.it/cms/public/files/2016/internazionalela-rivincita-di-freud_145.pdf

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