I nuovi idoli nascosti nei nostri desideri

di Massimo Recalcati, repubblica.it, 2 giugno 2015

Il nostro tempo ha sostituito al culto di Dio il culto degli idoli di cui il denaro è l'espressione più semplice e radicale in quanto rende possibile l'illusione che il suo possesso in grandi quantità consenta la realizzazione di una vita soddisfatta. Il Pasolini corsaro l'aveva indicata come una vera e propria "mutazione antropologica": il monoteismo che sosteneva le società religiose e che affondava le sue radici nella potenza simbolica del Padre, ha lasciato il posto al politeismo del mercato e alle sue nuove divinità. Al verticalismo piramidale dell'ideologia patriarcale è subentrata la diffusione orizzontale dell'oggetto di godimento divenuto un idolo che ha trasformato l'uomo da "suddito" a "consumatore". È il tratto perverso che caratterizza il discorso del capitalista: la feticizzazione della merce vorrebbe cancellare la struttura in perdita e necessariamente mancante del desiderio umano, riducendo la mancanza ad un vuoto che esige di essere compulsivamente riempito. Al punto che la strategia dell'idolo non è semplicemente quella di colmare la mancanza, ma di alimentarla continuamente offrendo sempre nuovi idoli che sappiano rendere caduchi e obsoleti quelli precedenti.

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