L’inconscio ha 100 anni

di Redazione, lamezialive.it, 11 maggio 2015

Presso il  dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria – su iniziativa delCentro Studi Filosofia e Psicoanalisi dello stesso ateneo – un’occasione di conoscenza e di riflessione sul nostro tempo unica in tutta la regione. Dal 15 al 17 maggio, pressol’Unical, si terrà un convegno con alcuni dei più noti psicoanalisti italiani e con studiosi provenienti da tutta Italia. Quattro sessioni sull’inconscio e sulle sue intersezioni con il cinema, la filosofia e la letteratura, coinvolgeranno tutto il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università. I lavori si apriranno venerdì 15 alle ore 15.00 presso l’Aula Magna. Le altre sessioni si svolgeranno allo University Club. La tre giorni del dipartimento di Studi Umanistici nasce da una idea di Felice Cimatti, docente di Filosofia del Linguaggio all’Università della Calabria e vincitore del premio Musatti 2012 assegnato dalla Società di Psicoanalisi Italiana, insieme a Fabrizio Palombi, docente Unical di Teoria dei Saperi filosofici e scientifici e membro  del Forum Psicoanalitico Lacaniano FPL. A cento anni dalla pubblicazione del saggio L’inconscio di Sigmund Freud, il convegno dell’Unical si sofferma su una questione quanto mai attuale. Cento anni fa l’operazione di Freud era paradossale e affascinante. Paradossale perché non si ha accesso diretto all’inconscio, ma questo può essere descritto solo a partire dalla coscienza e dai suoi inciampi (lapsus, sogno, atti mancati ecc.): dell’inconscio si può dire solo ciò che non è. Affascinante perché si tratta, appunto, di esplorare l’inesplorabile.

Oggi – qualcuno ha osservato – il grande rimosso è proprio l’inconscio. Definito da Freud come il campo del desiderio (di un più-di-godere dirà Lacan) anonimo, impersonale, eccentrico: nessun ordine sociale può ammetterlo. A maggior ragione, l’iperconsumismo imperante. Oggi, infatti, a dominare sono le entità economiche e finanziarie, l’imperativo del neocapitalismo (“godi!, perché tutto ti è concesso, purché tu non metta in discussione questo stesso imperativo”), le terapie sempre più aggressive della psiche che negano, appunto, l’inconscio. Il campo è occupato dall’Io, dalla soggettività e dalle sue pretese. Riparlare dell’inconscio, quindi, vuol dire riportare l’attenzione sulle forme espressive non linguistiche, l’ambiente, la comunità, l’animalità. Ecco perché quella dell’inconscio non è solo una questione psicoanalitica e filosofica, estetica e politica, ma è soprattutto etica.

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