La prima estetica di Lacan: un'estetica del vuoto

L'arte come organizzazione del vuoto [1] 
Nella prima estetica di Lacan l'arte si definisce come una pratica simbolica finalizzata a trattare l'eccesso ingovernabile del reale. Ma il trattamento estetico di questo eccesso appare diverso da quello etico. Mentre nell'etica in gioco è l'assunzione soggettiva del kakon della Cosa, nell'estetica in gioco è piuttosto "l'organizzazione", la "circoscrizione", la "bordatura", la "velatura" della Cosa. Più precisamente, se il trattamento etico del reale passa attraverso la centralità della categoria (heideggeriana) di "assunzione", il trattamento estetico di das Ding passa attraverso la categoria (freudiana) di "sublimazione". Essendo irrappresentabile in sé la Cosa può essere infatti rappresentata solo come "Altra Cosa"

[1]J.Lacan, Il Seminario. Libro VII. L'etica della psicoanalisi (1959-60), Einaudi, Torino 1994, p.165

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