Meglio la scossa che niente

Soli con i propri pensieri, l'esperimento nell’ambito della più grande mutazione antropologica della nostra epoca

di Sarantis Thanopulos, ilmanifesto.info, 27 ottobre 2014

Non molto tempo fa un gruppo di psi­co­logi dell’Università della Vir­gi­nia ha pub­bli­cato suScience i risul­tati di un’esperimento sulla capa­cità di restare soli con i pro­pri pen­sieri. I par­te­ci­panti all’esperimento hanno tra­scorso brevi inter­valli di tempo — dai 6 ai 15 minuti — chiusi da soli in una stanza spo­glia. Non dove­vano far altro che riflet­tere o sognare ad occhi aperti. Tutti i par­te­ci­panti hanno tro­vato l’esperienza sgra­de­vole e non hanno potuto ese­guire il com­pito asse­gnato. Nelle varianti dell’esperimento in cui l’esercizio si era svolto in casa, un terzo di loro ha ascol­tato musica o ha usato il cel­lu­lare. Il 67% dei maschi e il 25% delle donne pur di sfug­gire dalla situa­zione di disa­gio si sono auto-somministrati una scossa elet­trica per mezzo di un’apparecchiatura che era stata lasciata nella stanza dell’esperimento.I ricer­ca­tori hanno inter­pre­tato i risul­tati otte­nuti par­tendo dall’assunto che la mente è pro­get­tata per entrare in con­tatto con il mondo esterno. Secondo il loro coor­di­na­tore «senza una for­ma­zione in medi­ta­zione o tec­ni­che di con­trollo del pen­siero, la mag­gior parte delle per­sone pre­fe­ri­sce impe­gnarsi in atti­vità esterne». Con­clu­sione gene­rica con­for­me­mente all’assunto su cui si basa.Lo psi­coa­na­li­sta bri­tan­nico di ori­gine indiana Masud Khan ha par­lato della capa­cità di «stare a mag­gese». Il ter­mine è preso in pre­stito dall’agricoltura. Desi­gna lo stato dei ter­reni che perio­di­ca­mente sono messi a riposo per ritro­vare una fer­ti­lità piena: ven­gono arati e con­ci­mati ma non semi­nati. La tec­nica incre­menta la loro per­mea­bi­lità soprat­tutto. Gli esseri umani, secondo l’intuizione di Khan, hanno un ana­logo biso­gno di met­tere perio­di­ca­mente a riposo la fina­liz­za­zione della loro espe­rienza, per sostare in uno stato di attesa in cui la lavo­ra­zione delle pro­prie emo­zioni e pen­sieri va in pro­fon­dità, senza affret­tarsi alla loro estrin­se­ca­zione, senza legarsi pre­co­ce­mente a un’attività.L’esigenza non è tanto riflet­tere attorno a una que­stione con­creta o sognare ad occhi aperti quanto per­ma­nere in stati men­tali ed emo­tivi che non inse­guono forme e con­te­nuti pre­cisi ma indu­giano nella sedi­men­ta­zione dei vis­suti e nell’espansione gra­duale del desi­de­rio. Que­sta è la con­di­zione di mag­giore per­mea­bi­lità della vita interna alla vita esterna: la base del pensiero/gesto crea­tivo, della inten­sità affet­tiva e dell’intimità dell’esperienza erotica.La ricerca degli stu­diosi ame­ri­cani for­ma­lizza un’esperienza comune: baste­rebbe guar­darsi nelle sale d’attesa degli aero­porti o delle fer­ro­vie, inca­paci come si è di fer­marsi un solo minuto tra gior­nali da leg­gere, tele­fo­nate da fare e caffè da con­su­mare. L’agire coatto, che è diven­tato l’organizzatore sociale per eccel­lenza, sta risuc­chiando la nostra capa­cità di godere degli inter­valli tra­sfor­man­doli in «tempi morti», nell’ambito della più grande muta­zione antro­po­lo­gica della nostra epoca.Il dato dav­vero rive­la­tore dell’esperimento è l’auto-somministrazione della scossa. La pic­cola sgra­de­vole ten­sione otte­nuta spo­sta il desi­de­rio in super­fi­cie allon­ta­nan­dolo dallo spa­zio della sua gesta­zione: lo smar­ri­mento della capa­cità di coin­vol­gi­mento pro­fondo che si apre al mondo dall’interno crea un vuoto di vita che si com­pensa con la sen­sa­zione di essere vivi attra­verso uno stato d’allerta. Non sor­prende che sia un atteg­gia­mento net­ta­mente più dif­fuso nei maschi: l’erezione/eccitazione delle emo­zioni (che sot­tende il con­trollo costante del pro­prio corpo e della sua rela­zione con il mondo), che ali­menta un loro assetto difen­sivo, li fa sen­tire vul­ne­ra­bili di fronte ad ogni aper­tura all’imprevisto.

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