Thanopulos: “L’amore ai tempi di Internet”

di Sarantis Thanopulos, ilmanifesto.info, 17 ottobre 2014

Si è svolta lo scorso wee­kend a Pisa la III edi­zione dell’Internet Festi­val, orga­niz­zato dalla Regione Toscana. Tra i temi dibat­tuti «l’amore ai tempi dell’internet». L’amore che nasce e vive via inter­net è oggetto di com­pren­si­bile scet­ti­ci­smo (dif­fuso tra i par­te­ci­panti al festi­val) che, tut­ta­via, sem­bra mal orien­tato. Si è inclini a con­si­de­rare la rela­zione amo­rosa remota, che rende il legame neces­sa­ria­mente casto, «pla­to­nico», come priva di sostanza, amore fan­ta­sti­cato, illu­so­rio. Se que­sto fosse vero dovremmo sba­raz­zarci di tutta la grande tra­di­zione dell’epistolografia amo­rosa e con­fi­nare Abe­lardo ed Eloisa in un sonno infi­nito privo di desi­de­rio e di memo­ria. Così non è per for­tuna: può esserci molta più pro­fon­dità di coin­vol­gi­mento e di sen­ti­menti nelle sto­rie in cui i corpi non hanno la pos­si­bi­lità di incon­trarsi, per motivi estra­nei alla volontà degli amanti, che in tanti avvin­ghia­menti che creano molta ecci­ta­zione e poca sod­di­sfa­zione reale.

L’uso dell’internet nella comu­ni­ca­zione ero­tica denota, invece, una rela­zione per­versa nel suo signi­fi­cato quando l’incontro vir­tuale si sosti­tui­sce a quello reale esi­lian­dolo. Il «cat­tivo uso» dell’internet è oggetto di bia­simo gene­rale che soli­ta­mente sfo­cia in un atteg­gia­mento edu­ca­tivo che tra­sforma l’effetto in causa. Non è l’uso impro­prio della comu­ni­ca­zione online, come delle inno­va­zioni tec­no­lo­gi­che in genere, a creare una pato­lo­gia esi­sten­ziale ma, al con­tra­rio, è un disa­gio psi­chico non rico­no­sciuto a cau­sare l’uso distorto della tec­no­lo­gia. Non­di­meno la tec­no­lo­gia ha in sé qual­cosa che rende pos­si­bile un rap­porto mor­boso con essa.

È facile intuire che le faci­li­ta­zioni della vita mate­riale pos­sano favo­rire un’indolenza psi­chica ma l’aspetto più pro­ble­ma­tico (e poten­zial­mente inquie­tante) è un altro: la tec­no­lo­gia opera su valori quan­ti­ta­tivi (il sup­porto mate­riale dell’esistenza) e le è estra­neo il con­cetto di qua­lità affet­tiva della vita. Que­sto fa di essa lo stru­mento pri­vi­le­giato della ten­denza domi­nante di pri­vi­le­giare un biso­gno psi­chico di sta­bi­lità che è tutto cen­trato sul sol­lievo imme­diato e avversa la spe­ri­men­ta­zione, lo sbi­lan­cia­mento rispetto al pro­prio cen­tro di gra­vità e ogni tipo di tra­sfor­ma­zione profonda.

Essere com­pul­si­va­mente con­nessi con gli altri, con l’obiettivo incon­fes­sa­bile di restare incon­ta­mi­nati emo­ti­va­mente, per­mette di tra­sfor­mare la qua­lità dei sen­ti­menti, che implica coin­vol­gi­mento e espo­si­zione, in quan­tità di con­tatto psi­chico inerte. L’amore è frutto della nostra ango­scia di per­dita (Proust), nasce dalla discon­ti­nuità della pre­senza dell’amato che, attra­verso il senso di man­canza, scio­glie le riserve e le difese e libera la strada al desi­de­rio. La discon­ti­nuità come pre­messa neces­sa­ria della rela­zione amo­rosa è ciò che i for­zati della con­nes­sione com­pul­siva cer­cano di annullare.

Per­ché se da una parte l’amore, che cono­sce e ama il lutto che lo fa nascere, è la miglior cura dell’angoscia di per­dita, dall’altra la può gene­rare nella forma del dilemma tra­gico di una scelta ine­so­ra­bile tra sé e l’altro. Il punto cri­tico è quello in cui l’affinità –che dimora nella pros­si­mità– si estende verso la dif­fe­renza –la lon­ta­nanza– che la porta oltre i suoi con­fini e la tra­scende. L’attrazione tra gli amanti rag­giunge il mas­simo della sua inten­sità dove la pros­si­mità sporge fino a emi­grare, get­tarsi nella lon­ta­nanza ma in un’epoca che inco­rag­gia l’immobilità, per­ché il movi­mento crea con­flitto, l’esposizione che ama l’attesa e l’intervallo può essere per­ce­pita come frana. Que­sto crea ango­scia che la con­nes­sione per­pe­tua tam­pona ma non risolve: la man­tiene attiva.

http://ilmanifesto.info/lamore-ai-tempi-di-internet/

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