Le donna non esiste, le donne invece si.

Céline Menghi
Céline Menghi

Lacan è complesso ma le sue teorie e la sua clinica ci riguardano moltissimo, sia per l'attualità sia perché portano alla luce il godimento femminile come qualcosa rimasto enigmatico per Freud che ci lasciava con l'interrogativo: "Che cosa vuole una donna?" Ne parliamo con la psicoanalista Céline Menghi.

Nel 1973, davanti a un'assemblea di femministe, a Milano, Lacan dichiara: La donna non esiste. Si scatena un putiferio. Poi aggiunge: non esiste La donna in quanto soggetto universale, ma esistono le donne, una per una. Come spiega la sua concezione del godimento femminile? 

La donna non esiste nel senso che non c'è un modello universale in cui possono iscriversi le donne ma ci sono le donne, una per una, alle prese, ciascuna a modo suo, con un godimento supplementare a quello fallico, il godimento femminile, paradigma del godimento senza legge. Se non c'è un significante universale per La donna, c'è invece, per l'uomo, il significante del fallo. La trovata di Lacan è quella di avere individuato un "resto" fuori linguaggio, il famoso "reale" che l'analisi cerca di avvicinare. Un altro nome di questo "resto" è "impossibile", un impossibile che si può attingere tramite una logica diversa da quella del fallo, la logica del non-tutto, che comporta che il sapere non è tutto, la verità non è tutta, e non resta che inventare nella singolarità. Le donne diciamo che sono più propense ad avvicinare il godimento femminile, ma anche gli uomini possono scegliere di metterci un piede dentro, di interessarsene un po'. Gli analisti certamente, maschi o femmine che siano, attraverso una lunga e approfondita analisi, devono accostarlo il più possibile. Un analista, dice Lacan, maschio o femmina, è sempre in posizione femminile.


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