di Luca Romano, huffingtonpost.it, 17 luglio 2014

Dopo quasi un anno dalla sua presentazione ufficiale al settantesimo Festival di Venezia del 2013, è in questi giorni nelle sale La Gelosia di Philippe Garrel. È passato anche più tempo, invece, da quando Moravia scrisse e raccontò il problema della famiglia nella società italiana (e non solo). La famiglia era il nucleo fondante della società e contemporaneamente il fulcro dei tabù e delle psicopatologie. Moravia, ereditando una tradizione europea aperta da Freud agli inizi del '900, e in quegli anni portata avanti da gran parte della cultura filosofica e letteraria continentale, auspicava il cambiamento della struttura familiare chiusa, in funzione prevalentemente degli amori e delle amicizie.

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Oggi a circa ventiquattro anni dalla morte dello scrittore romano, nelle sale italiane possiamo vedere La Gelosia, l'ultimo film di uno dei più grandi cineasti francesi, strutturato sulla vita di Louis (interpretato da Louis Garrel), della sua ex compagna (Rebecca Convenant) dalla quale ha avuto Charlotte (Olga Milshtein), e della nuova compagna Claudia (Anna Mouglalis) con la quale convive.
La struttura familiare è ampliata, aperta, la figlia vive con la madre e vede con gioia il padre e la sua nuova compagna, tutto è moraviamente perfetto, o quantomeno accettato, sino a quando la costruzione cede e tutto si ferma davanti ad un "ti amo definitivamente" sussurrato sul letto da Louis a Claudia. Gli amori cedono il posto all'amore. La socialità e l'apertura alla chiusura di una coppia. Ma il desiderio allontana con la stessa forza con la quale avvicina, creare rapporti, tra amici o con gli amori, diventa quasi impossibile: il destino è sempre il fallimento. Adattarsi a questo per Louis diventa inaccettabile.
L'intento di Philippe Garrel di mettere in mostra le pulsioni attrattive e sessuali, in questo caso femminili, che sino ad oggi sono state attribuite quasi esclusivamente agli uomini, riconduce tutto al tema della gelosia, dell'amore, del rapporto tra due persone inteso come incapacità di comprendere l'altro.
Davanti a quel "ti amo definitivamente" tutta la psicanalisi del '900, la psicopatologia, la distruzione della famiglia nell'accezione contemporanea, come evoluzione sociale, ipotizzata da Moravia, si ferma e acquista un senso al di sopra del senso stesso, un senso illogico, non razionale, non interpretabile.
Ed è in questo confronto che Garrel trasforma ancora il concetto di famiglia e il concetto di rapporto. Viene narrata l'impossibilità di una relazione che sia funzionale ad un progetto, la relazione è totalmente pulsionale, soggetta quindi a cambiamenti, a trasformazioni rapide. Essendo non razionale, non logica, la relazione avviene come finzione e la finzione si può reggere solo in un sistema di incomunicabilità e di incomprensione, sistema nel quale l'uomo necessariamente si ritrova, ma questa è ancora una volta una analisi impostata sul ragionamento logico, incapace di comprendere la pulsione stessa.
Infatti, in contrasto con Moravia, Garrel rimette al centro il rapporto tra padre e figlia e tra fratello e sorella. Lì le pulsioni cedono il posto alla comprensione, allo spazio di smascheramento della finzione stessa, lì Garrel mostra una comunicabilità minima possibile. Ne La Gelosia tutto sembra messo in mostra per ridiscutere il sistema di rapporti esistente, lì proprio dove Moravia, con la sua morte, aveva smesso di raccontare e di mettere in discussione la famiglia, Garrel, in questo caso, riprende la traccia e continua una ricerca che è destinata a modificare la società ad ogni nuovo approdo.