La risposta di Judith Butler è quella di criticare duramente proprio
la teorizzazione della differenza. Ella si schiera contro l'impostazione base di tutta la letteratura femminista, ritenendo che l'elemento centrale contro cui combattere sia il paradigma
eterosessuale. Rileggendo alcuni testi della cultura occidentale, ella nota come in tutti questi "l'instabilità prodotta dallo sforzo di delimitare il posto del corpo sessuato mette in
discussione i confini dell'intelligibilità discorsiva". Inoltre, in termini più semplici, questo sforzo di delimitare e definire il sesso impedisce di comprendere a fondo le relazioni di potere
ad esso legate.
La sua tesi nel testo Bodies that Matter [Corpi che contano, Feltrinelli, Milano 1996] è che l'egemonia maschilista discenda direttamente da
quella che chiama egemonia eterosessuale, la quale consolida il binarismo oppositivo maschile/femminile. Così il paradigma eterosessuale diviene norma e si consolida, traendo conferma dall'atto
di esclusione con cui allontana le sue trasgressioni; esso diviene norma autocitandosi, ripetendosi. Tuttavia è proprio questa ripetizione/citazione che apre i varchi alle critiche laddove la
Butler si contrappone alla divisione che vede associare il sesso alla materia e il genere all'elemento culturale
e si propone, al contrario, applicare anche al sesso la critica che viene di solito rivolta al gender. Il genere è un costrutto culturale impresso sulla superficie della materia e in
questo modo assorbe e sostituisce il sesso, ma anche il sesso è costruito.
La Butler prende spunto dall'associazione del femminile con la
materialità, osservando come le etimologie classiche collegano la materia alle parole mater, matrix (utero) e dunque alla problematica della riproduzione. Il principio di
quella materializzazione è precisamente ciò che conta riguardo al corpo, cioè la sua intelligibilità. In questo modo, conoscere il significato di qualcosa vuol dire sapere in che modo e perché
esso conta, ove matter («contare», «importare») significa allo stesso tempo «materializzarsi» e
«significare».
Così ella concentra la sua analisi sulla materialità del corpo, in
quanto, secondo lei, il sesso è un costrutto ideale materializzato a forza dal tempo, attraverso la ripetizione forzata di norme regolative. Nella sua prospettiva "ciò che costituisce la fissità
del corpo, i suoi lineamenti, i suoi orientamenti, sarà visto come pienamente materiale; ma la materialità sarà riconsiderata come effetto del potere, anzi l'effetto più produttivo del
potere."
Dunque la Butler riconosce che sia la natura sia la cultura sono
leggibili come relazioni di potere. Un potere che spesso non è caratterizzato dall'azione ma che invece consiste in un agire ricorsivo che ne costituisce la persistenza e la fissità, attraverso
"schemi regolativi [che] non sono strutture atemporali, bensì criteri di intelligibilità storicamente revisionabili che producono e obliterano corpi che importano [matter]". Se riconosciamo la centralità della matrice eterosessuale, secondo la Butler,
non possiamo fare a meno di riconoscere che la materialità del sesso può essere intesa anch'essa come costruzione. Da questo il femminismo deve procedere come pratica
critica.
L'intento della sua esposizione è quello di dimostrare che invocare
la materia significa invocare una storia sedimentata di gerarchia e cancellazione sessuale che dovrebbe essere oggetto della ricerca femminista e sarebbe invece problematico considerare come
base. La materia non è un dato irriducibile, ma ha una storia e il legame tra materialità e significazione dei corpi che importano si rivela dunque indissolubile. Natura e cultura non sono
definibili e separabili. "La regolamentazione della sessualità, all'opera nell'articolazione delle Forme, suggerisce che la differenza sessuale agisce nella formulazione stessa della materia. Si
tratta di una materia che si definisce non solo come opposta alla ragione. Non c'è un unico esterno, poiché le forme richiedono un certo numero di esclusioni. Esse sono e replicano se stesse
attraverso ciò che escludono, attraverso il non essere né l'animale né la donna, né lo schiavo, l'appropriazione dei quali è acquisita tramite la proprietà, i confini nazionali e razziali, il
masochismo e l'eterosessualità coatta".
Come agisce, allora, il potere che danneggia le donne? Come è
possibile uscire dagli schemi, etero e omosessuali, e rimuovere le disuguaglianze, siano esse legate al sesso o al genere?
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