Il difficile mestiere di genitore

di Lucia Trisolini, Inchiostronline, 8 giugno 2014 

Cosa significa amare un figlio? "Lo capisci quando smetti di pensarci", hanno detto la scrittrice Valeria Parrella e lo psicanalista Massimo Recalcati nel corso di uno dei dialoghi della Repubblica delle Idee. L'una sa molto sulle madri, l'altro conosce bene i padri. Insieme parlano di genitorialità. Si comincia citando Freud: "il mestiere del genitore si fonda sull'impossibilità", nonché, ha spiegato Recalcati "sulla comprensione dell'impossibilità di essere un perfetto genitore". Eppure sono in tanti a credere di essere in possesso della ricetta giusta per diventarlo. Sbagliano. Perché coloro "che pensano di sapere come amare un figlio non sono nella posizione migliore per amarlo davvero", ha detto lo psicanalista.
Lo sanno bene le protagoniste dei romanzi di Valeria Parrella, madri che subiscono l'esperienza di altre madri, somministrata spesso come antidoto per celare le proprie inadeguatezza. Essere genitori è difficile. "Se la nascita di un figlio a livello universale non è che un filo d'erba, a livello individuale la sensazione è quella di un mondo che nasce per la seconda volta pur rimanendo esattamente come prima", ha detto Recalcati.
Essere genitori è un dono. "Quando un figlio nasce, la vita viene alla vita attraverso il grido. Ciascuno di noi è stato un grido", ha detto lo psicanalista durante il dibattito, spiegando come proprio attraverso quell'urlo, "il genitore offre la propria presenza come responsabilità illimitata" nei confronti del figlio. E durante l'infanzia i bambini utilizzano quella presenza come fosse un 'parafulmine' in grado di proteggere dalle angosce.
Nel corso dell'adolescenza il meccanismo si inverte poiché è la presenza di un genitore a provocare angoscia in un figlio. Ed è a questo punto che padri e madri devono re-inventarsi donando ai figli, "il proprio sacrificio, il proprio ritrarsi", ha detto lo psicanalista. Per fare un esempio Recalcati ha citato la storia di Abramo e Sarah, rileggendola in una chiave totalmente laica. "Il loro figlio Isacco, avuto in tarda età è l'emblema dell'amore narcisistico, il più amato perché insperato. Quando Dio chiede ad Abramo di sacrificarlo, e come se chiedesse a un qualunque genitore di mettersi alla prova: chiede di rinunciare alla proprietà di un figlio per rendere possibile la libertà di quest'ultimo.
"È quel che oggi è richiesto a un genitore", hanno spiegato Parrella e Recalcati: "Smettere di essere un'autorità per diventare testimonianza.

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