Il Compleanno di Carl Gustav Jung

139 anni fa nasce Carl Gustav Jung, studioso dell’animo umano ispirato dalle filosofie orientali. E padre dell’inconscio collettivo

 

di Caterina Visco, wired.it, 27 maggio 2014

 

“La vita è un esperimento dall’esito incerto”. Così pensava Carl Gustav Jung. E per meglio comprendere questo esperimento, pensò bene di descrivere ogni attimo della sua vita, ogni pensiero fatto e ogni sentimento provato, con disegni minuziosi, illustrazioni fantastiche e mandala (i disegni rituali buddisti e induisti). Un esercizio di auto analisi e di introspezione della sua esistenza racchiuso in un unico volume ricoperto di pelle rossa. Nato in Svizzera il 26 luglio 1875, Carl Jung era uno scienziato (fondatore della psicologia analitica), un viaggiatore attento e curioso, ma soprattutto un uomo incredibilmente colto, che sfruttava ogni sua lettura e ogni sua conoscenza per comprendere l’animo umano.

 

Sebbene sia noto più comunemente come allievo di Sigmund Freud - padre della psicanalisi - i due si conobbero solo nel 1907 e si separarono fisicamente e ideologicamente dopo circa cinque anni. Non che questo tempo fosse stato poco significativo, e la separazione affatto traumatica, anzi. Ma Carl scoprì presto di avere convinzioni e percezioni molto diverse dal professore tedesco. Poco degli archetipi, dell’inconscio collettivo, della mitologia dell’umanità, della sincronicità, teorizzate da Jung viene dall’incontro con Freud.

 

Al professore, però, indubbiamente Jung deve la concezione della psicanalisi come via alla conoscenza, e lo studio dei sogni. E quelli di Carl Gustav erano spesso al limite dell’apocalittico. Proprio per esaminarne significati e origini cominciò a scriverne – anche ispirato da Johann Wolfgang Goethe, William Blake e Friedrich Nietzsche - e disegnarne continuamente nel suo libro rosso, o Liber Novus, come lo chiamava lui. Una volta provato il sollievo e l’aiuto delle parole nella comprensione, cominciò a mettere per iscritto molto più dei soli sogni: pensieri, riflessioni, conversazioni, teorie e intuizioni. E lo faceva con un’insolita meticolosità. Il libro, infatti, era vergato con la tecnica degli amanuensi e come i volumi degli antichi frati era decorato con disegni e illustrazioni colorate ed evocative.

 

Poi, un giorno, pur senza mai mettere fine al lavoro di scrittura (205 sono le pagine che compongono il libro rosso) gli parve necessaria una testimonianza più duratura di quella rappresentata da carta e penna. Così nel 1923 comprò un podere in un luogo da lui molto amato, Bollingen, e diede inizio alla costruzione della Torre: “una professione di fede in pietra”. Inizialmente era una costruzione rotonda con un focolare al centro, come le capanne che aveva visto nei suoi viaggi in Africa e che secondo lui realizzavano l’idea di totalità e di una dimora che corrispondesse ai sentimenti originali dell’uomo: “La torre è un grembo materno, luogo di maturazione dove diventare ciò che fui, sono e sarò”. All’edificio originario si aggiunsero progressivamente altre tre costruzioni; una ogni tre anni, e ognuna nata in un momento significativo delle riflessioni dello psichiatra.

 

Dei sei mesi che ogni anno Jung trascorreva a Bollingen, lontano dal suo studio di Zurigo, non tutto il tempo lo trascorreva chiuso nella torre. Anzi, gran parte lo passava passeggiando nei boschi o in riva al lago davanti alla casa. Spesso poi portava figli (ne ebbe cinque) e nipoti in campeggio nell’isola al centro del lago, cucinava per loro pesci alla brace e si dilungava in avvincenti racconti intorno al fuoco. “Per noi figli erano momenti indimenticabili”, ricorda l’ultimogenita Emma Helene. Tuttavia non era sempre facile averlo come padre: una volta alla scuola media le madri delle amichette di Emma si riunirono per capire se permettere o meno alle loro bambine di frequentarla; anni dopo, invece, il suo primo fidanzato venne dissuaso dall’uscire con la figlia di “un uomo così strano”. Nessun episodio del genere però riusciva a sminuire l’uomo agli occhi dei suoi familiari, dei suoi amici o dei suoi pazienti (tra cui anche Hermann Hesse, sul lavoro del quale ebbe una grande influenza) che ne riconoscevano la grande capacità di intuizione e di visione. Qualità che lo portavano avanti di anni, rispetto ai suoi colleghi contemporanei, dei quali è però meno noto e meno studiato.

 

A contribuire allo scarso studio dell’opera di Jung, oltre all’ombra lunga di Freud, è stata anche la reticenza, sua e dei suoi eredi, alla pubblicazione del libro rosso, avvenuta soltanto nel 2009. Quasi cinquant’anni dopo la morte dello studioso, avvenuta nel 1961. Una morte salutata con dolore anche dalla natura che egli amava tantissimo: un quarto d’ora dopo la sua dipartita un fulmine squassò il cielo e colpì uno dei pioppi del giardino. rassegnaflp | 1 giugno 2014 alle 13:21 | Categorie: legge paterna e legami sociali | URL: http://wp.me/p25N5j-5F5 Commento Visualizza tutti i commenti

Scrivi commento

Commenti: 3
  • #1

    Alessandro (lunedì, 02 giugno 2014 11:50)

    ok

  • #2

    Odelia Wygant (domenica, 22 gennaio 2017 17:50)


    It's amazing designed for me to have a site, which is useful in favor of my knowledge. thanks admin

  • #3

    Alessandro (domenica, 22 gennaio 2017 18:10)

    Please is a great pleasure